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Se da un lato la progressiva eliminazione dei controlli alle frontiere all'interno dell'UE ha considerevolmente agevolato la libera circolazione dei cittadini europei, dall'altro ha anche reso più facile la realizzazione di attività criminose su scala transnazionale. Per poter affrontare la sfida della criminalità transfrontaliera, lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia include misure volte a promuovere la cooperazione giudiziaria in materia penale. Il decreto legislativo 3 ottobre 2017, n. 149 ha riformato il libro XI del codice di procedura penale in materia di rapporti giurisdizionali con autorità straniere, introducendo, tra le altre, nel sistema processuale penale interno un tipico istituto della cooperazione, quello del trasferimento dei procedimenti penali, mentre specifiche direttive sono state assunte in tema di reciproco riconoscimento delle decisioni giudiziarie, distinguendo a seconda che si tratti di Paesi dell'Unione, di trasferimento temporaneo di persone detenute, dell'estradizione attiva e passiva, del riconoscimento di sentenze straniere in Italia e di sentenze italiane all'estero. Nelle more, è stata risolta la controversa problematica della ricerca e della assunzione all'estero delle fonti di prova, attraverso una disciplina organicamente prevista nel decreto legislativo 21 giugno 2017, n. 108, che ha attuato, nel nostro ordinamento, la Direttiva 2014/41/UE relativa all'ordine europeo di indagine penale, già entrata in vigore fra gli Stati membri dell'Unione europea il 22 maggio 2017. Inoltre, sono state recepite le principali decisioni quadro dell'Unione europea in tema di cooperazione giudiziaria ed introdotte nuove forme di collaborazione, come quella basata sulla istituzione delle Squadre investigative comuni.